Omelia del Card. G. Coppa nella Messa del XX Anniversario


Carissimi Superiori, Alunni ed ex-Alunni del Pontificio Collegio Intemazionale Maria Mater Ecclesiae!

Sono lieto di concelebrare con Voi questa Santa Messa di ringraziamento, oggi, Solennità di Cristo Re, all’altare della Cattedra della Basilica Vaticana: ringraziamento per il ventennio di fondazione del Seminario, voluto dal Beato Papa Giovanni Paolo II col preciso scopo di formare qui a Roma sacerdoti di tutte le diocesi del mondo; e ringraziamento per gli ex-alunni delPIstituto, che sono ben 670 sacerdoti.
La nostra vita di sacerdoti è già da sola un grande grazie a Dio per il dono del sacerdozio, perché, come dico sempre ai giovani che incontro nelle mie attività pastorali, essere prete è la più bella avventura che si possa correre nella vita. In più, oggi dite grazie per la fondazione del vostro Collegio: un grande atto profetico, voluto dal futuro Beato Giovanni Paolo II, a cui i vostri Vescovi hanno risposto con tanta generosità, e che è stato per tutti gli alunni, quelli di allora e quelli di adesso, un vero Cenacolo di preghiera e di studio, oltre che di fraternità vissuta» per una degna preparazione alla celebrazione delPEucaristia, e all’annuncio della Parola di Dio, dopo averla conosciuta e studiata, ed essersene innamorati.

Papa Giovanni Paolo II, il grande Papa mariano - Totus Tuus! - volle che il Pontificio Collegio fosse dedicato a Maria Mater Ecclesiae. Così Egli ha voluto trasfondere la sua intima e ardente pietà mariana nei componenti del Collegio, Superiori e Alunni. Questa caratteristica dona il significato più autentico al vostro ringraziamento. Maria è Madre: Gesù ce L’ha donata dalla Croce come Madre di tutti. Ma Lei ha un rapporto speciale con gli apostoli, è la Regina dei Vescovi e dei sacerdoti, rimane con noi, ci accende di amore sempre più grande a Gesù e al suo Vangelo, di dedizione totale allo Spirito Santo, di fedeltà al servizio della Chiesa e delle anime. Il nome di Maria Mater Ecclesiae risveglia in me un ricordo molto particolare della mia vita. Nel 1959, poco meno di un anno dalla sua elezione, Papa Giovanni XXIII celebrò il mese mariano nella Cappella Paolina insieme con gli impiegati, sacerdoti e laici, del Vaticano; noi deila Segreteria di Stato fummo invitati, chi lo volesse, a tenere una breve meditazione sulle Litanie Lauretane; al termine si invocava Maria col nome che era stato prima illustrato, e il Papa lo ripeteva da solo. Anch’io accettai, e mi fu affidato il titolo di "Mater Ecclesiae", che non era ancora entrato nelle Litanie, né si usava nel culto pubblico. Perciò non ebbi il coraggio di invocarla così, e dissi: "Monstra Te esse Matrem". Con sorpresa di tutti, e mio grande imbarazzo, il Papa terminò con un forte "Mater Ecclesiae, ora prò nobis": il Concilio era ancora di là da venire, e perciò era la prima volta che il titolo veniva impiegato in pubblico, e dal Papa. Da allora non ebbi più timore di invocare Maria con questo nome, che da vent’anni spicca sul vostro Istituto. Maria, Madre della Chiesa, è la protettrice potente del vostro ministero, cari sacerdoti, e della vostra vocazione, dilettissimi Alunni.

La vostra presenza in S.Pietro, presso la Cattedra di San Pietro, dona un altro significato alla commemorazione di oggi: il Pontificio Collegio è legato a San Pietro Apostolo, ha uno stretto legame con la Sede apostolica, è stato voluto da un Papa, gli alunni frequentano Università Pontificie, cioè vivono e studiano in totale fedeltà al primato Petrino, che la Cattedra di Pietro ben simboleggia; e forma sacerdoti di tutto il mondo, uniti nell’amore e nell’obbedienza all’insegnamento del Papa e della Santa Sede. Portate sempre alto questo altissimo titolo di onore.

E infine, è molto bello che questa celebrazione giubilare avvenga nella Domenica di Cristo Re. La Liturgia di questa Domenica conclusiva dell’Anno Liturgico del ciclo A, ci fa vedere in Gesù il Re-Pastore: un Re che ha il potere giudiziario, com’è detto nella l.a Lettura, e ripetuto nel Vangelo; ma un Re che pasce le sue pecore, ha dato la vita per esse, cioè per tutti noi, che siamo stati da Lui salvati con la sua morte in Croce, e rifatti figli ed eredi di Dio. Nella visione di Ezechele, Egli è un Pastore buono, che ci ama, ci riconduce all’ovile, ci fascia e ci guarisce da ogni male, ci pasce con giustizia, cioè ci tiene sotto il primato di Dio, che deve regnare in ciascuno di noi. Come ci ha detto Paolo nella 2.a Lettura, Gesù vuole che ci sottomettiamo al Padre nell’amore, come Lui si è sottomesso al Padre nel sacrificio della nudità totale di Betlemme e del Calvario; perché vuole che "Dio sia tutto in titti" (ICor, 15,18). E nel Vangelo abbiamo udito che Cristo sarà anche il Pastore-Giudice di tutti gli uomini, non solo dei cristiani, dividendoli in pecore e capri, secondo il metro che avremo usato noi con gli altri, vedendo in loro il suo Volto, e facendo il bene a tutti, affamati, assetati, nudi, malati, ecc.

Carissimi. Avete molti motivi per rallegrarvi del Ventennio di fondazione del vostro Collegio. E ne avete molti di più per rispondere sempre più riconoscenti ai doni che Dio vi ha fatto: la bellezza e la responsabilità della vocazione sacerdotale; la fedeltà al Papa - e preghiamo per la fecondità del Viaggio di Benedetto XVI in Africa, e perché la sua Esortazione Apostolica sulla Chiesa in Africa "al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace" sia accolta da tutta la Chiesa grati per la regalità di Cristo, buon Pastore e Giudice misericordioso degli uomini; e siate sempre affidati a Maria Mater Ecclesiae, vostra Madre e Regina, guida sicura nella realizzazione del programma di santità, che la ricorrenza giubilare di oggi vi ricorda e vi chiede. Amen.

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